Home Attualità Il giornalismo italiota si scaglia contro MaròSlug

    Il giornalismo italiota si scaglia contro MaròSlug

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    Marò, marò ovunque. Da quel maledetto 15 febbraio 2012 il termine marò è stato citato, usato e abusato più e più volte. Entrato nelle nostre vite quotidiane, è riuscito a farsi spazio nel magico mondo dell’Internetz (che ricordiamoci va oltre le Alpi), dove ogni cosa e chiunque diventa meme, diventa virale, subisce evoluzioni ed involuzioni.

    Ma in Italia no. Nel Belpaese ci piace la polemica facile, ci piace il finto patriottismo ipocrita, quello che serve per alimentare discussioni interessanti ma relegate, nei modi e nelle modalità, alle chiacchere da bar.

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    Il limite sulla satira sui marò, per il giornalismo italiano e la politica nostrana, si è intravista con la nascita (e rapida ascesa) di MaròSlug. Nato da una idea di Emiliano Negri e Antonio del Maestro, il gioco che ormai molti di voi conosceranno, è stato visitato, spulciato e ovviamente giocato da circa 300mila persone ad ora.


    ALCUNI DATI:

    30mila condivisioni su Facebook.

    300mila visitatori unici.

    Una portata potenziale di 1,5 milioni di impression su Twitter (dati: Keyhole).


    Da quando è andato online, testate giornalistiche e agenzie stampa hanno dato spazio al gioco, non per premiare l’estro creativo internettiano ma per gettare fango, polemizzare e indurre i propri lettori nello sbaglio di ergersi a paladini dell’onor patrio attaccando un semplice videogame (per citarne alcuni: Il Tempo e Il Giornale).

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    L’intento satirico è chiaro, palese, evidente.

    Politica e giornalismo hanno colto la palla al balzo per ricordarsi dei marò i primi e per ricevere click e visite i secondi. Polemiche sterili che fanno comodo alle due categorie ma che limitano per certi versi la creatività dei due ragazzi, dovendosi difendere da gravi accuse al limite della diffamazione.

    “Assurdo e sconcertante

    Ci sono membri di Forza Italia e della Commissione Difesa, che sono riusciti a definire «assurdo e sconcertante» il videogame di Negri e del Maestro. Dalle file di Fratelli d’Italia è emerso Ignazio La Russa che ha detto: “Non credo sia il massimo legare a un videogioco una vicenda così drammatica. L’obiettivo del videogame è quello di salvare i Marò? Apprezzo lo scopo, ma non vorrei si trattasse di una trovata commerciale”. Inziativa commerciale? Dove, come, cosa quando? Qualcuno spieghi a La Russa che l’Internetz non è solo e-commerce e marketing. Il delegato del Cocer, in rappresentanza della Marina Militare, Vito Alò ha dovuto addirittura precisare che ‘il mestiere di fuciliere non è un gioco’.

    DOMANDA:

    Dite che giornalisti e politici abbiano fatto finta di non leggere un chiaro disclaimer sul sito del gioco? “Il gioco è un gioco e per tanto va preso come tale”.

    La finta indignazione italiota, il finto patriottismo e peggio ancora il patriottismo da bar hanno oscurato, agli occhi di parte dell’opinione pubblica, il vero intento del gioco. Può piacere o meno, per carità, ma montare un caso politico su qualcosa che succede su Internet è ridicolo. Non parliamo di Revenge Porn, non parliamo di Kidnapping Digitale, non sono contenuti Gore o Pedopornografici. È un gioco, nato per essere tale. Inutile polemizzare su qualcosa che nasce su internet e morirà li dentro. E’ davvero necessario sfruttare in maniera demagogica i fenomeni internettiani a piacimento di chi apre bocca e quando portano visite?

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    E sapete qual è la cosa più ridicola di tutte?

    Che a chiarire che si tratta di un gioco lo dobbiamo scrivere noi di Seno&Coseno, che con il Giornalismo non c’entriamo niente.


    Per insulti e critiche:

    Mathew Meladoro |