
Ah il wrestling… bellissimo, bellissimo quando senti la solita girandola di frasi: ” Ma è finto” , ” Ma cosa ci trovi di divertente?” , “Alla tua età lo guardi ancora?” , “Solo agli sfigati piace il wrestling” , di solito la risposta a tutte queste domande e molte altre corrisponde ad un grosso e scritto a lettere cubitali CHISSENEFREGA.
Il perchè è nella definizione stessa nel quale è incluso il wrestling: “Sport entertainment” , sport di intrattenimento, intrattenimento sportivo, chiamatelo come volete. E quello che vedo mi intrattiene? Credo che il fatto a distanza di anni continui a seguirlo risponde da sé. Grazie ad un grosso incentivo che può essere a seconda dei punti di vista può essere contemporaneamente un pregio e un difetto: la presenza femminile. Prima di essere sommerso dalle solite critiche femministe su come la mia sia la solita affermazione maschilista, una precisazione va fatta: Sono consapevole che all’interno del mondo dello spettacolo GLOBALE, l’immagine della donna è stata spessa sfruttata, e male, molto male, pure nel mondo del wrestling, ma nonostante ciò ci sono stati dei lati positivi: ha concesso visibilità e importanza alle donne in periodi storici dove questo a loro non era concesso. L’evoluzione non è un processo indolore, questa cosa va compresa e accettata. Così come, a costo di essere considerati superficiali ed ipocriti, essere belli, avere un’immagine esteticamente appagante spesso paga in quel mondo, è brutto da dire, ma è così. Chiusa la parentesi seria, noiosa e moralista, torniamo alla nostra protagonista: Carmella.
Lei e altre sue colleghe fanno parte di quel gruppo nato dopo il trending globale dell’hashtag #GiveDivasAChance , la storia a riguardo è molto semplice: prima erano frequenti le occasioni in cui le donne (DIVAS non Wrestlers ) era usate come degli oggetti, dei riempitivi, quell’hashtag è stato lo spartiacque: da lì in poi c’è stato un impegno continuo nella ricerca della uguaglianza di genere anche in questo mondo falso e maschilista.
Ora sono donne, sempre bellissime, ma capaci di esprimere una prestazione atletica, fisica, sul ring spesso migliore di molti loro colleghi uomini. Lei, Carmella, ha avuto una carriera piuttosto particolare: il suo primo approccio alle telecamere è tanto unico quanto stereotipicamente americano: E’ stata prima una cheerleader per la squadra NFL dei New England Patriots per poi diventare una di quelle ragazze per i Lakers di Los Angeles che entrano in campo per ballare fra un tempo e un altro. Il suo personaggio come wrestler sembra ripercorrere la sua vita lavorativa facendo coesistere unicità e stereotipi: una ragazza tanto sicura quanto autonoma e indipendente, ma che ricalca a partire dal nome, i classici stereotipi che in U.S.A. hanno degli italiani.
Non parlo di una rievocazione del Padrino o altro di simile, ma a prescindere dagli stereotipi, da tutte le critiche possibili ben vengano questi esperimenti sociali di parità fra i sessi, per quanto siano avvolti e nascosti da un manto di finzione scenografica, ipocrisia e superficialità.
Diamo una chance a queste donne, diamo una chance anche a Carmella, chiedo troppo?
(credit: @carmellawwe, via Instagram)
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